Il mondo del lavoro cambia continuamente, e tra i settori con caratteristiche particolari troviamo quello delle attività stagionali. Per lavoratori e aziende è fondamentale capire di cosa si tratta, come vengono regolate e qual è il ruolo della contrattazione collettiva, anche alla luce delle ultime novità legislative e dei chiarimenti del Ministero del Lavoro.
Cosa sono le attività stagionali?
Le attività stagionali sono quelle che si svolgono solo in alcuni periodi dell’anno, legate ai cicli produttivi o a un aumento temporaneo del lavoro. Tradizionalmente erano collegate a fattori climatici (ad esempio agricoltura e turismo), come previsto dal D.P.R. 1525/1963.
Nel 2023, però, la Corte di Cassazione (sentenza n. 9243) aveva escluso da questa categoria le attività legate a picchi di lavoro per motivi di mercato o produttivi.
Con l’articolo 11 della legge 203/2024, invece, è stato chiarito (anche con effetto retroattivo) che rientrano nelle attività stagionali anche:
- le attività per far fronte a intensificazioni del lavoro in certi periodi;
- le attività legate a esigenze tecnico-produttive;
- le attività collegate ai cicli stagionali del mercato.
Tutto questo è valido solo se previsto dai contratti collettivi, che quindi assumono un ruolo decisivo.
Caratteristiche dei contratti per attività stagionali
I contratti stagionali hanno regole diverse rispetto ai contratti a tempo determinato “normali”:
- Nessun limite di durata di 24 mesi.
- Non serve indicare una causale (la stagionalità è già una giustificazione).
- Non si applica lo “stop and go”, cioè il periodo minimo di pausa tra due contratti.
- Nessun limite sul numero di contratti stagionali in azienda.
- Nessun contributo addizionale per il rinnovo, se previsti dal D.P.R. 1525/1963.
- Diritto di precedenza per essere riassunti nelle future attività stagionali.
- Massimo quattro proroghe in 24 mesi, ma più flessibilità grazie all’assenza di interruzioni obbligatorie.
La contrattazione collettiva nelle attività stagionali
Con la legge 203/2024, la contrattazione collettiva (nazionale, territoriale o aziendale) ha il compito di individuare nel dettaglio quali attività possono essere considerate stagionali. Questo è fondamentale per adattare le regole alle reali esigenze delle imprese, evitando un'eccessiva rigidità.
La circolare del Ministero del Lavoro n. 6/2025 ha ribadito che:
- Le parti sociali devono descrivere in modo chiaro e specifico cosa si intende per attività stagionale.
- Definizioni troppo generiche (es. “intensificazioni stagionali”) non bastano.
- Se le regole non sono precise, il rischio è che intervenga il giudice, come già successo in passato.
I benefici della contrattazione collettiva per i lavoratori stagionali
Un contratto collettivo ben scritto:
- Tutela i lavoratori, garantendo che il lavoro stagionale sia davvero temporaneo e giustificato.
- Previene abusi, come contratti a termine usati per esigenze permanenti.
- Rende i diritti più chiari, come quello di precedenza per nuove assunzioni stagionali.
Riforme e iniziative recenti nel settore delle attività stagionali
La legge 203/2024 ha ampliato il concetto di stagionalità, includendo anche le esigenze produttive e di mercato, non solo quelle climatiche.
La circolare ministeriale n. 6/2025 ha poi spiegato come applicare questa legge e ha confermato che spetta alla contrattazione collettiva, anche aziendale o territoriale, definire i casi concreti.
Questo nuovo quadro rafforza il ruolo delle parti sociali e chiede loro una maggiore responsabilità, per evitare abusi e rispettare anche le regole europee.
Le attività stagionali, per loro natura variabili e temporanee, hanno bisogno di regole flessibili ma precise. La contrattazione collettiva è oggi lo strumento principale per definire queste regole, grazie alle riforme recenti.
È quindi fondamentale che sindacati e datori di lavoro collaborino per stabilire criteri chiari e trasparenti, garantendo tutele certe per i lavoratori e sicurezza giuridica per le imprese.