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29 giugno 2023 Decreto Lavoro 2023 e contratti a termine
Area Normativa Lavoristica

Decreto Lavoro 2023 e contratti a termine

Il Decreto Legge 48/2023 – c.d. “Decreto Lavoro”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 maggio 2023 ed entrato in vigore il giorno successivo – ha introdotto importanti modifiche nella disciplina dei contratti a tempo determinato.

Sono state infatti abolite le causali introdotte dal Decreto Dignità e viene dato maggior peso alla contrattazione collettiva, nazionale e aziendale, nella determinazione delle motivazioni che consentono l’utilizzo del contratto a termine. Vediamo in dettaglio le novità.

Il Decreto Lavoro 2023 semplifica e amplia le modalità di stipula e rinnovo

Il Decreto Lavoro non ha modificato l’impianto normativo generale in materia di contratto a tempo determinato: nulla cambia in relazione alla durata massima complessiva, che resta pari a 24 mesi, al numero massimo di proroghe o al numero complessivo di contratti a tempo determinato lecitamente stipulabili dal datore di lavoro.

Anche il momento in cui le causali devono obbligatoriamente essere inserite nel contratto a termine non è stato variato. Resta fermo infatti l’obbligo per il datore di lavoro di inserire una motivazione conforme alla legge all’interno del contratto a termine quando la durata complessiva del rapporto a tempo determinato – proroghe incluse – supera i 12 mesi, nonché in tutti i casi in cui vengono stipulati dei rinnovi contrattuali, indipendentemente dalla durata complessiva dei rapporti a termine.

Come anticipato ciò che cambia sono proprio le motivazioni per le quali risulta possibile stipulare, o prorogare, contratti a termine oltre la durata massima complessiva di 12 mesi o stipulare rinnovi.

Le causali in vigore fino al 5 maggio 2023, data di entrata in vigore del Decreto Lavoro, come noto, erano di difficile applicazione: la giurisprudenza e la prassi non si erano ancora spinte a fornire degli esempi pratici di lecito utilizzo delle stesse e l’incertezza normativa che ne derivava rendeva particolarmente rischioso decidere di stipulare contratti a termine più lunghi di 12 mesi, così come procedere con dei rinnovi.

Contratti a tempo determinato: le nuove causali

Il Decreto Lavoro è intervenuto su questo punto stabilendo che, a decorrere dal 5 maggio 2023, il contratto a tempo determinato possa superare i 12 mesi di durata complessiva o possa essere rinnovato in presenza di almeno una delle seguenti condizioni:

  • nei casi previsti dai contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale;
  • in assenza delle previsioni di cui al punto precedente, nei contratti collettivi applicati in azienda, e comunque entro il 30 aprile 2024, per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva individuate dalle parti;
  • sostituzione di altri lavoratori.

In caso di stipula di un contratto di durata superiore a 12 mesi o di rinnovo in assenza delle condizioni sopra indicate, il contratto di lavoro si trasforma in contratto a tempo indeterminato.

Considerando che attualmente sono pochi i contratti collettivi che regolano specifiche causali per l'utilizzo dei contratti a termine e che non ci sono segnali che suggeriscano un impegno particolare da parte delle organizzazioni sindacali nel trovare ulteriori motivazioni per l'utilizzo dei contratti a termine, sarà necessario fare riferimento all'esigenza di sostituire altri lavoratori con diritto alla conservazione del posto di lavoro o alle esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva - fino al 30 aprile 2024 - per stipulare contratti a termine di durata superiore ai 12 mesi, proroghe incluse, o per procedere con un rinnovo in modo legittimo.

Indubbiamente queste causali renderanno più semplice e frequente l’utilizzo di contratti a termine per durate complessive superiori a 12 mesi, così come la stipula di rinnovi contrattuali.

Le novità potrebbero non finire qui: si segnala infatti che, in fase di conversione in legge del Decreto Lavoro, potrebbe essere abolito l’obbligo di inserimento della causale in caso di rinnovo contrattuale che porti complessivamente la durata dei diversi rapporti a termine al di sotto dei 12 mesi.