Contattaci!
IT|EN
23 aprile 2021 Caffè #13| L’utopia come strumento per immaginare il futuro del lavoro
I caffè di Eleva

Caffè #13| L’utopia come strumento per immaginare il futuro del lavoro

I nostri caffè sono conversazioni brevi e informali. Quindici minuti, un paio di volte al mese, per esplorare nuovi e diversi punti di vista, guardare cosa c’è “fuori” e farci ispirare. Le dirette sono alle 11 di mattina su LinkedIn: puoi seguire la nostra pagina per tutti i nuovi appuntamenti.

 

Abbiamo preso un caffè con Roberto Mordacci, Professore di Filosofia Morale all’Università San Raffaele di Milano.

Con lui abbiamo parlato di come il pensiero utopico possa essere uno strumento utile per immaginare aziende che funzionino bene oggi.

Qui sotto riportiamo un breve riassunto della conversazione. Se preferisci, puoi preparare un caffè e passare alcuni minuti con noi, riguardando il video.

 

PENSARE L’UTOPIA PER CAPIRE IL PRESENTE

Parlare di utopia può sembrare un tema molto impegnativo, soprattutto rispetto al contesto aziendale. Tuttavia nell’ultimo anno sono venute meno molte certezze e anche solo leggere il presente è diventato molto più complesso: le organizzazioni hanno bisogno di nuovi e diversi modelli per ripensarsi.

In che modo può essere utile il pensiero utopico?

Se torniamo all’origine del termine vediamo che Thomas More non intende l’utopia come evoluzione futura e irraggiungibile, ma come presente alternativo: l’isola di utopia esiste, è abitata da uomini comuni, è solo in un altro posto. In questo senso l’utopia risponde alla domanda: come vorresti che fosse il presente? Immaginare una società migliore oggi diventa la guida per il comportamento futuro. E per farlo non serve partire da grandi ideali, ma dalla vita concreta di ognuno, dal sapersi immaginare vivere in modo alternativo.

Adottare il pensiero utopico significa quindi interrogare il presente, capire cosa non funziona e immaginare soluzioni.

 

IMMAGINARE AZIENDE CHE FUNZIONANO

Oggi le aziende si trovano in un contesto difficile: sia a livello sociale e individuale (la pandemia, la perdita di alcune libertà, le minacce alla sicurezza) sia nel business. Molti settori sono in crisi, non riescono più a incontrare una domanda e faticano a trovare nuovi modelli. Ci troviamo quindi in una distopia: la società che non funziona.

Per uscire da questo scenario poco desiderabile le aziende devono ripensare al proprio modo di porsi sul mercato e fare business, non per essere più efficaci in quello che facevano prima, ma per rispondere meglio a un mondo che è cambiato.

Uno strumento molto concreto per farlo è proprio applicare lo stesso esercizio di Thomas More, e chiedersi:

  1. Cosa non funziona in questa società \ azienda \ mercato? Cosa è migliorabile?
  2. Come funzionerebbe un lavoro, un’azienda migliore?

Quindi l’esito non è l’immaginazione di un futuro ipertecnologico, ma un diverso modo di fare impresa e lavorare a partire da oggi.

Coinvolgere in questo esercizio tutta l’azienda, dal management ai profili più junior, è un ottimo modo di far emergere nuove idee e fare concretamente innovazione.

 

COME INTRODURRE IL PENSIERO UTOPICO IN AZIENDA?

L’esercizio di immaginazione del futuro incontra due tipi di resistenze, una “dall’alto” e una “dal basso”.

Da parte dei collaboratori la reazione tipica a qualcosa che non funziona è la protesta, la critica anche puntuale ma senza una fase propositiva. Spingere le persone ad andare oltre ciò che non va e proporre prassi che funzionano meglio contribuisce a rendere più efficiente l’azienda e migliorare processi e flussi di lavoro da subito.

D’altro lato capita spesso che i manager siano poco aperti a una reale innovazione e tendano a riproporre il passato, gli schemi e le soluzioni che hanno già funzionato in precedenza. Ma quando il lavoro diventa ripetizione meccanica le relazioni (sia tra colleghi sia tra team di lavoro) si logorano, perdono efficacia.

Sbloccare le situazioni distopiche è dunque un compito che passa dai manager: quello che serve è chiedere alle persone a tutti i livelli dell’organizzazione di assumere un ruolo attivo.

Il pensiero utopico è una forma di pensiero sociale (perché condiviso), realistico (perché cerca soluzioni da mettere subito in pratica), positivo (perché spinge a pensare a come far funzionare le cose).

Ciò che abbiamo vissuto va rivisto alla luce di ciò che abbiamo usato per resistere in questo momento distopico e difficile, per rendere il futuro più positivo e utopico.

 

Se vuoi raccontarci la tua esperienza, approfondire i temi dell’intervista o suggerirci nuove conversazioni, scrivici a pausa.caffe@zetaservice.com

Puoi riguardare tutta la conversazione con Roberto Mordacci qui sotto. Buon caffè!