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Abbiamo preso un caffè con Cristina Cortesi. Con lei abbiamo parlato di caregiver in azienda: non un problema, ma persone da affiancare e potenziare.
Qui sotto riportiamo un breve riassunto della conversazione. Se preferisci, puoi preparare un caffè e passare alcuni minuti con noi, riguardando il video.
SIAMO TUTTI CAREGIVER (MA NON CE LO DICIAMO)
Caregiver è chiunque abbia la responsabilità della cura di un’altra persona, che sia un figlio piccolo o un parente anziano, una persona con malattie invalidanti o con particolari disabilità.
Il loro numero cresce sempre più, anche in conseguenza di fenomeni demografici come l’allungamento dell’aspettativa di vita o l’aumento dell’età media e dell’età in cui si fanno figli, e il Covid non ha fatto che rendere ancora più evidente la questione.
Eppure ci sono molte resistenze nell’affrontare questo tema in azienda.
Spesso se ne parla solo come problema amministrativo, rispetto a lavoratori che sono costretti ad assentarsi dal lavoro usufruendo della Legge 104 (e quindi in relazione a permessi, rimborsi, agevolazioni fiscali).
A volte invece si dà per scontato che non ci sia bisogno di un sostegno perché l’età media aziendale è molto bassa – come se il lavoro di cura non riguardasse anche le generazioni più giovani: i numeri ISTAT ci parlano di una quantità sempre maggiore di caregiver già a partire dalla fascia 15-24 anni.
CAREGIVER E SUPERPOTERI
Un caregiver viene visto – e spesso vede sé stesso – come una persona in difficoltà, e per questo c’è reticenza a parlare della propria situazione. Nessuno vuole sentirsi escluso, messo da parte, essere visto come un problema. Il carico di cura diventa allora un tabù, un limite. Quello che manca è la consapevolezza dei propri punti di forza: anche solo vederli è complesso.
Parlare di superpoteri significa trovare un nuovo linguaggio per inquadrare diversamente queste situazioni, e riuscire a viverle con serenità.
HR: COME GESTIRE LE SITUAZIONI DI CURA E VIVERE SERENI
Non solo i caregiver hanno bisogno di essere visti, aiutati e supportati in modo diverso; anche chi in azienda si occupa di loro sente di non avere strumenti adeguati, e non sa come muoversi.
Un buon punto di partenza è la propria esperienza: spesso gli stessi HR sono a loro volta caregiver! L’importante è riuscire a partire dal vissuto personale senza proiettarlo sugli altri come “soluzione”.
Una buona gestione va oltre gli strumenti (regolamenti, piattaforme welfare...): bisogna partire da una cultura della cura in azienda che consenta di non considerare i caregiver come problema, o addirittura come lavoratori “persi”.
Per farlo bisogna partire dal linguaggio, evitando ad esempio termini fuorvianti come “inversioni dei ruoli” – come se un anziano regredisse veramente a uno stato simile all’infanzia. Si sta invece parlando di relazioni tra adulti: evitare l’etaismo (o ageismo) significa trattare ogni persona secondo le sue caratteristiche, senza sminuirla.
Solo in questo modo i caregiver riescono a chiedere aiuto (senza pensare di essere un problema), e gli HR possono gestirli in chiave di Empowerment (spesso i caregiver hanno già le risorse per affrontare le proprie situazioni personali e lavorative, vanno solo affiancati).
TIPS
Cosa possiamo fare nelle nostre aziende?
- La propria esperienza è solo un punto di partenza, stiamo attenti nel proiettarlo sugli altri: non ci sono modelli assoluti, o casi di successo da replicare. Si tratta di sviluppare una cultura positiva e applicarla caso per caso, a partire dall’ascolto della singola persona.
- Lavorare sul concetto di “Leadership positiva”: le persone si aprono e chiedono aiuto se hanno fiducia, e sanno che le loro parole non saranno usate “contro” di loro.
- La cultura non basta… anche un HR deve saper chiedere aiuto! Avere in azienda – o nel piano welfare – i giusti strumenti di lavoro (come ad esempio uno sportello di ascolto) è fondamentale.
Se vuoi raccontarci la tua esperienza, approfondire i temi dell’intervista o suggerirci in nuove conversazioni, scrivici a pausa.caffe@zetaservice.com
Puoi riguardare tutta la conversazione con Cristina Cortesi qui sotto. Buon caffè!